Un caso di disobbedienza civile

Un anno fa, mentre migliaia di richiedenti asilo venivano espulsi dai centri d’accoglienza per effetto del decreto sicurezza, a Milano la Caritas ambrosiana cercava di contrastare gli effetti negativi del provvedimento dell’ ex ministro dell’ Interno Matteo Salvini in un modo molto semplice: limitandosi a non rispettarlo, ovvero scegliendo di non escludere dai propri progetti nessuno dei migranti che vi erano coinvolti.

Si trattava di 77 persone – di cui 29 minori – tutte titolari di permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, cioè migranti cui lo Stato aveva riconosciuto il diritto a restare sul territorio nazionale ma che avevano perso il diritto all’accoglienza.
La Caritas Ambrosiana ha deciso coraggiosamente di far proseguire a tutti gli ospiti i percorsi di integrazione che avevano intrapreso o di iniziarne di nuovi. A un anno di distanza si può dire che questo atto di disobbedienza civile ha funzionato, dimostrando tra l’altro che i soldi per l’integrazione dei migranti, se spesi bene, possono essere un investimento e non un semplice costo.

Infatti, oltre la metà dei migranti ospiti della Caritas Ambrosiana, che avrebbero dovuto lasciare i centri di accoglienza, in un anno si è resa autonoma. Oggi, su 48 adulti rimasti nelle strutture 20 hanno già trovato un lavoro, alcuni in modo autonomo e altri al termine dei corsi di formazione e delle borse lavoro che sono state offerte loro all’interno del progetto. Tutti i 14 migranti single ospiti e più della metà delle famiglie (14 su 24) si stanno preparando a lasciare i centri di accoglienza grazie a percorsi di autonomia
ben avviati.

Ci troviamo davanti ad un caso di grande generosità da parte delle cooperative sociali che fanno riferimento alla Caritas, tenendo conto della drastica riduzione, prevista dal decreto sicurezza, del contributo agli enti che si occupano di accoglienza dei migranti. Con un contributo inferiore ed erogato solo per i titolari di protezione internazionale, la Caritas milanese si è fatta carico di coinvolgere nei propri progetti di integrazione anche i titolari di protezione umanitaria.

A tale proposito il direttore della Caritas, Gualzetti, ha mandato un messaggio all’attuale governo, dopo che nei giorni scorsi la Ministra Lamorgese ha ridefinito i contributi giornalieri per singolo migrante, precisando che “Non si può svilire la discussione ad una mera questione di quattrini: il punto sono i servizi che devono essere offerti, perché è da quelli che dipende l’efficacia dell’intervento. Se lo scopo è l’integrazione, non ci si può limitare a fornire un alloggio.

Occorrono corsi di alfabetizzazione, corsi di formazione professionale agganciati al territorio, accompagnamento sociale”, ha sottolineato Gualzetti. “Come altri soggetti seri del terzo settore noi abbiamo sempre voluto mantenere questo livello di proposta. Al di sotto del quale non ha senso la nostra collaborazione. Per questa ragione abbiamo già oggi rimodulato il nostro impegno, rivedendo la nostra partecipazione ai bandi pubblici e promuovendo un sistema privato di accoglienza. Valuteremo attentamente le novità introdotte dalla circolare per capire come procedere in futuro”.
Ed aggiunge “Se avessimo dato seguito alle disposizioni del Decreto sicurezza, queste persone sarebbero oggi molto più deboli, più esposte al ricatto di sfruttatori di ogni risma e probabilmente le avremmo viste in coda ai centri di ascolto delle parrocchie. Con il nostro piccolo gesto, abbiamo dato a loro un’opportunità. E oggi a conti fatti possiamo dire di aver avuto ragione”