Quando diritti umani e interesse collettivo coincidono

Il governo del Portogallo ha deciso la scorsa settimana di concedere il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che ne hanno già fatto richiesta per garantirgli di affrontare al meglio l’emergenza coronavirus. Inoltre ha approvato la sanatoria per i richiedenti asilo e per tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno.

In questo modo i migranti potranno in futuro cercare un impiego e accedere a tutti i servizi pubblici come la sanità, l’affitto di una casa, o il conto in banca. Per ottenere il permesso bisognerà solo dimostrare di aver già effettuato una richiesta.

“Le persone non dovrebbero essere private del diritto alla sanità e ai servizi pubblici solo perché la loro domanda non è stata ancora elaborata”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Interni, Claudia Veloso. “In questa emergenza, i diritti dei migranti devono essere garantiti”, ha aggiunto.

II governo portoghese ha insomma compreso che in questo periodo sarebbe assurdo avere sul proprio territorio persone che sfuggono al monitoraggio sanitario e questo sia per tutelare
la loro salute che quella degli altri. Apprezziamo molto questa scelta coraggiosa e lungimirante del governo del Portogallo e ci chiediamo se anche quello italiano si deciderà a seguirlo su questa strada.

Purtroppo le notizie che arrivano dall’Italia non sono confortanti.
Sembra infatti che nessuno si preoccupi degli effetti della pandemia sui migranti che già prima, in molti, vivevano privati di diritti fondamentali.

A porre con forza il problema sono stati Giovanni Mininni, segretario generale della Flai (Federazione dei lavoratori agricoli italiani)Cgil, Don Ciotti, Mimmo Lucano e Roberto Saviano che hanno inviato una lettera-appello al governo per chiedere, tra l’altro, di sanificare i ghetti in cui vivono i migranti agricoli e di regolarizzare il loro lavoro.

«Noi lo chiediamo da giorni, inascoltati. Ora è arrivato il Portogallo a mostrarci che la via dell’umanità e dei diritti è quella giusta» dichiara Mininni (1). I ghetti in cui vivono i migranti sono delle potenziali bombe sanitarie: qui vivono, in condizioni igieniche inaccettabili, migliaia di persone, alcune delle quali con permesso di soggiorno, altre senza: secondo la legislazione vigente queste ultime non hanno diritto al Triage e al Pre-triage del pronto soccorso.

Come si diceva, anche dal punto di vista della salute pubblica lasciare abbandonati i migranti è un grosso rischio: «Un focolaio in una tendopoli rischierebbe anche di portare infezioni di ritorno nei paesi vicini dove i migranti vanno a comprare cibo normalmente» aggiunge Mininni.

La regolarizzazione dei migranti potrebbe inoltre fare fronte al problema della carenza di manodopera in agricoltura che si è creato soprattutto nel nord del paese in seguito al ritorno a casa di molti braccianti rumeni e bulgari e alla difficoltà di circolazione in Europa a causa dell’emergenza sanitaria. Questi lavoratori potrebbero appunto essere sostituiti da migranti regolarizzati.

Decisamente contrario si dichiara invece Mininni alla proposta della Coldiretti di impiegare manodopera italiana ricorrendo allo strumento del voucher in quanto essa va nella direzione di un’ulteriore precarizzazione del lavoro. ” Noi invece chiediamo di legalizzare i migranti presenti e di far loro contratti regolari che
rispettino minimi salariali e diritti” dichiara il segretario della Flai.

(1)dall’articolo ” Braccianti a rischio, regolarizziamoli come in Portogallo, pubblicato il 2 Aprile sul Manifesto