La politica dell’ “un po’”

Sono passati quasi cinque mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo, ma i Decreti Salvini (i cosiddetti Decreti Sicurezza) restano in vigore. Sulla gestione dei flussi migratori e sulle politiche di accoglienza si attende ancora quella svolta che era stata annunciata al momento della formazione del nuovo esecutivo e che molti italiani speravano avvenisse rapidamente.
E invece che cosa è accaduto?

  • I tempi di permanenza in acqua dei naufraghi certo si accorciano ma non si azzerano;
  • Nei confronti dei salvataggi operati dalle ONG c’è un atteggiamento più tollerante ma non si delinea nessuna visione complessiva sul futuro dei migranti che arrivano in Italia;
  • Non viene ripristinato nessun sistema di accoglienza ed integrazione degno di questo nome.

Tempo fa Antonio Polito sulle pagine de “Il Corriere della Sera” ha parlato della politica dell’ “un po’ ” a proposito del comportamento del nuovo governo nei confronti dei migranti: un po’ porti aperti un po’ no, un po’ contro i migranti ed i richiedenti asilo ed un po’ a favore, un po’ in continuità ed un po’ in discontinuità… e tutto questo per paura di regalare voti a Salvini.

Ad esempio, la Ministra Lamorgese con due circolari del 19 e 20 dicembre ha confermato in pieno i decreti sicurezza, espellendo dal sistema di accoglienza ed integrazione (Sprar) i richiedenti asilo ed i titolari di protezione umanitaria, poi è corsa ai ripari salvando almeno questi ultimi dal trasferimento nei Centri di Prima Accoglienza. Ancora una volta si è seguita la logica di “un po’ ed un po’“: i richiedenti asilo sono fuori dal sistema di accoglienza ed integrazione ( di cui godevano dal 2001), chi ha avuto la protezione umanitaria resta.

Il Ministero in pratica ha detto NO a migliaia di richiedenti asilo che avevano avviato le loro vite nei comuni dove gli Sprar funzionavano, iniziando percorsi di formazione e di integrazione, condannandoli in questo modo alla clandestinità e probabilmente anche alla microcriminalità.

A metà Gennaio, poi, la ministra Lamorgese ha annunciato che sono allo studio delle modifiche ai decreti sicurezza (solo delle modifiche, perché l’idea di cancellare quei decreti non è neppure presa in considerazione). In sostanza il progetto è quello di ampliare le tipologie di protezione per evitare che a giugno migliaia di persone perdano il diritto all’accoglienza e finiscano in strada.

Da quel che pare di capire non si arriverà ad un ripristino della protezione umanitaria (abolita di fatto dal primo decreto sicurezza) ma gli uffici legislativi del Viminale stanno ipotizzando ulteriori forme di protezione speciale, oltre a quelle che hanno già sostituito l’umanitaria, in modo da potere aumentare la percentuale di persone da proteggere, a cominciare da quelle che hanno già un permesso in scadenza e che dunque (dopo la proroga di sei mesi concessa dal Viminale grazie a fondi europei) a giugno dovrebbero lasciare le strutture di seconda accoglienza in cui sono ospitate.

L’ambizione della ministra dell’Interno è probabilmente quella di arrivare a un intervento legislativo che ripensi profondamente i tagli all’accoglienza voluti da Salvini, ma per il momento l’impasse politica della maggioranza sulla questione immigrazione la obbliga a limitarsi a mettere pezze solo quando e dove può. Ad esempio, non firmare più i divieti di ingresso in acque territoriali per le navi umanitarie si può, impedire a un prefetto di applicare una legge dello Stato che è ancora pienamente in vigore non si può.

E così Lamorgese è alle prese con gli effetti indesiderati di quei decreti sicurezza, ultimo la maximulta da 300 mila euro al comandante Claus Peter Reisch che il primo settembre scorso è stato l’ultimo capitano di Ong che si è visto sequestrare la nave in un porto italiano. «Vorrei incontrare Lamorgese e chiederle di battersi per abrogare questa legge. Di certo non pagherò una multa per aver salvato vite umane», dice Claus Peter Reisch. Almeno a parole, comunque, pare che ci sia accordo nella maggioranza sul seguire le indicazioni del presidente della Repubblica Mattarella, innanzitutto riportando le multe per le Ong disobbedienti alle cifre originarie ( da 1.000 a 10.000 euro).

Ma nel frattempo il 2 febbraio è stato rinnovato il Memorandum con la Libia, nonostante le proteste di parte della maggioranza di governo, ma anche del Consiglio d’Europa che ha apertamente chiesto la revoca degli accordi. Con tutto il rispetto per i tentativi della Ministra dell’Interno di riportare nel paese un minimo di legalità (e di umanità) rispetto alla questione migranti, rimane il fatto che i decreti sicurezza vanno aboliti e non modificati perché estremamente dannosi sia per chi cerca di arrivare o è già arrivato in Italia che per gli stessi italiani, la cui sicurezza verrebbe messa in serie pericolo trasformando i richiedenti asilo in clandestini.

Tanto, come si sa, con buona pace dell’ex ministro degli Interni e di qualche esponente del nuovo governo, i rimpatri sono difficilissimi se non impossibili da fare.