Uno scontro di civiltà?

Il 10 maggio il ministro dell’interno Matteo Salvini ha presentato la bozza di un decreto sicurezza bis. La bozza non è stata ancora esaminata dal consiglio dei ministri ma ha già suscitato diverse critiche e reazioni.

I primi quattro articoli della proposta riguardano i soccorsi in mare e sono questi che ci limitiamo ad esaminare.

  • Viene prevista una sanzione da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero soccorso e trasportato in Italia dalle navi delle ONG e finanche la revoca o la sospensione della licenza per navi che battono bandiera italiana.
  • Si propone il trasferimento dal ministro delle infrastrutture al ministro dell’interno della competenza a limitare o proibire il transito e la sosta nel mare territoriale italiano.
  • Si affidano alle procure distrettuali anche le ipotesi non aggravate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si estende l’uso delle intercettazioni per questo tipo di reati.
  • Si stanziano tre milioni di euro per il finanziamento di poliziotti di origine straniera per indagini sotto copertura.

L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione sostiene che “Il testo appare essere l’ennesimo stravolgimento dei fondamentali princìpi di diritto internazionale” in quanto prevede “sanzioni per chi, nell’adempimento di un dovere etico, giuridico e sociale, salva vite umane altrimenti destinate alla morte”.

Mentre in Italia si cerca in questo modo di ridurre ulteriormente gli sbarchi e di criminalizzare le organizzazioni non governative, in senso opposto si muove, ma questa volta in relazione ai reimpatri,  la sentenza della Corte di Giustizia europea del 14 Maggio.

In essa si stabilisce che un migrante extracomunitario o apolide a cui è stata rigettata o revocata per validi motivi di sicurezza la richiesta d’asilo in uno Stato dell’ Unione Europea non potrà essere rimpatriato verso il Paese d’origine se sussistono timori per la sua sicurezza, tra cui il rischio di tortura e di trattamenti inumani.

La Corte si è espressa in tal senso in risposta al ricorso presentato in Belgio e Repubblica Ceca da un cittadino congolese, uno ivoriano e un altro ceceno, a cui era stato ritirato lo status di rifugiato per aver commesso un reato.

La sentenza allarga la possibilità di rimanere sul territorio europeo a tutti i richiedenti asilo che provengono da Paesi che violino sistematicamente i diritti umani o che dimostrano il rischio personale di persecuzioni e violenze in caso di ritorno in patria. In pratica, secondo la Corte di Giustizia, non è necessario provenire da un paese in guerra per non essere reimpatriato. Si riconosce così  ai rifugiati o aspiranti tali una protezione internazionale più ampia di quella garantita dalla Convenzione di Ginevra.

Se un richiedente asilo non presenta le caratteristiche per ricevere la protezione, perderà alcuni privilegi a essa connessi, ma non sarà soggetto alle pratiche di rimpatrio immediato, come chiesto da alcuni Paesi europei, fino a quando non verrà accertata la mancanza di pericoli riguardanti la violazione dei diritti umani nei suoi confronti.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha così commentato il pronunciamento della Corte Ue del Lussemburgo: “Ecco perchè è importante cambiare questa Europa, con il voto alla Lega del 26 maggio. Comunque io non cambio idea e non cambio la legge: i ‘richiedenti asilo’ che violentano, rubano e spacciano, tornano tutti a casa loro. E nel Decreto Sicurezza Bis norme ancora più severe contro scafisti e trafficanti“.

Ma, al di là delle dichiarazioni di Salvini, tra i Paesi che dovranno rivedere i propri piani in fatto di rimpatri c’è anche l’Italia.

Nella legge sulla Sicurezza è previsto infatti l’allargamento della tipologia di reati che possono provocare la revoca dello status di rifugiato o della protezione internazionale e lo stop alla domanda di protezione per persone che sono imputate e vengono poi condannate. Cosa che, in base alla sentenza della Corte,  non ci sembra che sarà particolarmente facile  attuare.

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