La caccia alle streghe (1a parte)

Si torna a parlare di “taxi del mare”, si è rimessa in moto la macchina del fango, è ripartita la caccia alle streghe.

Photo by Lorenz Huter on Unsplash

Ancora una volta si tenta, da parte di alcuni politici e anche di alcuni giornalisti,  di criminalizzare l’operato delle ONG attraverso il solito armamentario propagandistico. Partiamo dai fatti:

Il 5 Agosto 2020 la petroliera Maersk Etienne salva 27 migranti nel Mediterraneo. Non le è concesso un porto di approdo e non può rimaner ferma ancora a lungo in mare aperto. Si affida pertanto alla Mare Jonio della SOS Mediterranea per il trasbordo a Pozzallo. Secondo la procura di Ragusa, questa operazione sarebbe avvenuta dietro compenso.

L’accusa mina profondamente la credibilità e il futuro del progetto Mediterranea.  Non a caso Metz, l’armatore della Mare Jonio, è particolarmente adirato e dichiara: «Lavoro da una vita coi disabili, coi minori, nel settore accoglienza, con le cooperative sociali. Che adesso qualcuno si permetta di dire che sto lucrando sul salvataggio dei migranti in mare è una cosa intollerabile».

Non nega di aver ricevuto, alcuni mesi dopo  il trasbordo, un bonifico di 125.000 euro dalla società proprietaria della Maersk Etienne ma, a quanto dichiara, si tratterebbe di una liberalità da parte della società, come risarcimento dei problemi avuti da Mediterranea dopo il trasbordo: fu infatti aperta un’indagine e non fu possibile effettuare per un lungo periodo salvataggi in mare.

«Abbiamo suggerito una donazione. Ma i legali della Maersk hanno detto che la soluzione migliore, di maggior trasparenza, era seguire i dettami della Convenzione di Londra del 1989, che  codifica la modalità di aiuto e supporto in acque internazionali tra assetti navali diversi. Niente di illegale, di oscuro o di strano»  continua Metz, aggiungendo che «Nessuno di noi prende soldi. Tutto ciò che incassiamo lo usiamo per mantenere la Mare Jonio attiva, per metterla in mare e salvare i naufraghi. Da noi non si spartiscono dividendi».

L’altra accusa è quella di aver falsificato i rapporti medici sulle condizioni di quei migranti per spingere il Centro di soccorso italiano a concedere un  porto di sbarco. A questo proposito Metz  è molto duro: «Solo dei PM in malafede possono sostenere che quelle persone, dopo tutto ciò che avevano passato in Libia e da 37 giorni confinate in uno spazio di 20 metri quadrati sulla prua della petroliera, non fossero in stato di necessità».

Insieme a Metz è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche Luca Casarini, ex capo missione di Mediterranea, a cui è arrivato il sostegno di molte ONG e anche di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, un’altra vittima della criminalizzazione della solidarietà. Di questi giorni è  anche l’incriminazione di Sascha Girke, paramedico tedesco di 42 anni, che rischia fino a 20 anni di carcere per i soccorsi effettuati nel 2017 dalla nave Iuventa della Sea-Watch. Coinvolte nelle indagini sono altre 20 persone, tra cui esponenti di Medici Senza Frontiere e Save The Children. In questo caso si accusano le organizzazioni umanitarie di aver trattato un compenso direttamente con gli scafisti e in particolare di aver concordato con loro il luogo e l’ora dei soccorsi. 

In queste accuse non si tiene affatto conto di come funzionano le fughe dalla Libia: i migranti partono in genere alla stessa ora, navigano sulla stessa rotta e i rischi di naufragio sono quasi sempre nella stessa zona di mare. È ovvio che chi vuole prestare soccorso cerca di essere presente in quelle zone  a certe ore precise e non ha certo  bisogno di ricevere queste informazione dagli scafisti.

Fino al 2017 i rapporti del Centro Italiano di Coordinamento del Soccorso Marittimo con le ONG erano ottimi. La Guardia costiera era in difficoltà per l’alto numero di migranti che arrivavano e chiedeva loro di frequente un aiuto. Poi, in seguito all’apertura dell’indagini da parte della Procura di Catania, i semi del sospetto hanno iniziato a diffondersi e questa collaborazione è cessata.

«L’obiettivo politico della nostra criminalizzazione è ripulire la scena dagli attori civili: nessun testimone oculare, nessun intervento che disturbi la costruzione di questo grande muro intorno all’Europa. Vogliono semplicemente farci fuori. [Eppure] meno di 1 mese fa sono state salvate altre 363 persone: senza il nostro intervento alcune di loro sarebbero affogate, altre sarebbero rinchiuse in un centro di detenzione libico» dichiara Sascha Girke.

Questi i fatti. 

La cosa  veramente grave è che molti giornalisti e numerosi uomini politici, sulla base di una cieca fiducia nella magistratura inquirente, e nonostante il nostro  sistema giuridico preveda la presunzione di innocenza, hanno di fatto “messo sotto accusa” grandi organizzazioni umanitarie come MSF e  Save the Children oltre, ovviamente, a Mediterranea e a  Sea-Watch. Dimenticandosi che, fino ad ora,  tutti i processi a carico delle organizzazioni umanitarie si sono conclusi con la piena assoluzione delle stesse.

Per il momento ci fermiamo qui; in un prossimo articolo esamineremo nel dettaglio le argomentazioni utilizzate contro l’operato delle ONG, anche al di là delle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e cercheremo di dimostrarne l’infondatezza.

Fonti: Il Riformista del 18 Marzo, il Manifesto del 16 Marzo

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