Bosnia “ultima frontiera”: ecco come si può aiutare

Condividiamo l'appello lanciato da RiVolti ai Balcani e IPSIA-Acli per un aiuto concreto ai migranti intrappolati sulla rotta balcanica

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Foto di Alea Horst via IPSIA Acli

«In questo momento per Bihać non c’è bisogno di raccolte di abiti e cibo – ha chiarito Silvia Maraone alla presentazione del nuovo dossier di RiVolti ai Balcani -, e per diversi motivi: il Governo italiano ha stanziato un fondo di 500 mila euro per la Croce rossa bosniaca, una realtà “neutrale”. Stanno arrivando tre tir direttamente dall’Italia attraverso la Croce Rossa. Il magazzino della Croce rossa di Bihać è abbastanza rifornito, anche perché con RiVolti ai Balcani abbiamo già fatto un giro con un tir di materiali raccolti soprattutto in Piemonte grazie a un network di cittadini e associazioni. Anche per aggirare le difficoltà logistiche è preferibile acquistare materiale nuovo, anche per sostenere qui l’economia locale».

Piuttosto, «ora stiamo ragionando per realizzare tende refettorio, una tenda ambulatorio, cucine collettive, servizi di bagni e acqua per poter vivere, o meglio sopravvivere, in attesa che un nuovo campo sia allestito secondo criteri umanitari adeguati. Fra l’altro, anche per il COVID-19 non è facile arrivare in Bosnia come volontari: a cavallo del primo dell’anno alcuni volontari arrivati in maniera autonoma sono stati arrestati…».

In futuro si deciderà cosa fare, magari con presenze di volontari a scaglioni periodici, e non solo di “professionisti dell’emergenza”: in luoghi-limbo come i campi di Grecia e dei Balcani «donne, uomini e bambini hanno bisogno di relazione: come restituire loro una dignità? Le possibilità non mancheranno. Però in questo momento la priorità è la raccolta fondi per agire in modo infrastrutturale».

Le info per donare con RiVolti ai Balcani e con l’IPSIA-ACLI.

Per saperne di più: https://viedifuga.org/bosnia-cronache-dallultima-frontiera/