Scopriamo il Nepal: “La dea bambina”

Simona oggi ci parla di uno dei più particolari culti nepalesi: Kumari, la dea bambina.

“Quello che circonda la “dea kumari” è un mondo molto particolare, fatto di riti, tradizioni e antiche leggende.

Kumari è la Dea vivente degli Hindu, il cui culto ha sede in Nepal, e significa letteralmente “vergine”, ad indicare la purezza della Dea. È l’incarnazione della Dea Taleju Bhawani, meglio conosciuta come Durgā, in India. La Kumari viene scelta tra le bambine delle caste buddiste delle famiglie newar, gli Sakya residenti a Kathmandu, la stessa cui apparteneva il Buddha, in qualunque momento dallo svezzamento alla pubertà.

Le più importanti sono le Kumari Reali di Patan, Kathmandu e Bhaktapur, direttamente connesse con il re.
Nel Nepal, dal 1300 al 1760 vi furono tre regni nella valle di Kathmandu; ognuno con un palazzo reale, un tempio della Dea Taleju e le Kumari. A seguito dell’invasione e dell’unificazione del 1769 solo la Kumari di Kathmandu mantenne il titolo di Reale, conquistando la superiorità su tutte le altre. Inoltre la Kumari reale
di Kathamndu è colei che pone la tika, il sacro segno rosso, sulla fronte del Re. 

Le leggende sulla nascita della figura della Kumari sono molte, nessuno sa darne una versione unica ma tutte riconducono al re Jayaprakash Malla, l’ultimo re nepalese della dinastia Malla. Alcune narrano delle apparizioni della dea al re, che vedendola infinitamente bella, ebbe pensieri impuri su di lei, provocandone l’ira. Altre narrano della vendetta della dea che, dopo essere stata picchiata dal re, promise di tornare sulla Terra per essere venerata da tutti.
Un’altra ancora racconta di una giovane ragazza scacciata dalla sua città perché possedeva il dono di predire il futuro e avrebbe predetto terribili sciagure al regno dei Malla. La regina, venuta a conoscenza del destino della ragazza, insistette perché il re la prendesse sotto la sua custodia come incarnazione di Durga,
così che potesse portare fortuna alla casa.

L’esistenza della Kumari è estremamente importante per la legittimazione del potere in Nepal: nel tempo, è diventata simbolo di unità nazionale, venerata da tutta la popolazione nepalese. Proprio per questo, una delle feste più importanti è la “Kumari Jiatra”, ovvero la Processione della Kumari. Dura tre giorni, durante i quali la dea viene portata su un carro che attraversa le vie di Kathmandu; alla partenza della processione sono presenti le più alte cariche del Nepal fra cui capi di governo, ambasciatori, oltre che i membri della famiglia reale. Al termine della processione, la dea bambina segna la fronte del re con un segno di polvere rossa, o tika, e con una ghirlanda di fiori. Questo gesto legittima il potere reale per un anno, concedendogli la possibilità di regnare fino all’anno seguente. Questa legittimazione non è solo formale, si racconta la storia di una Kumari che per sbaglio segnò il figlio del re, anziché il re stesso, pochi mesi dopo il re morì e fu
suo figlio a regnare per l’anno.
La bambina deve rispondere a caratteristiche molto precise, è necessario che abbia le cosiddette “32 perfezioni”. In realtà sono caratteristiche difficili da riscontrare nel fisico di una bambina, e i criteri della lista sono di difficile interpretazione; si richiede che non ci siano difetti fisici, che sia bella, che non abbia subito perdite di sangue, e non abbia ferite o cicatrici. Ma le prove più importanti sono di tipo caratteriale, infatti la Kumari non può piangere, mostrarsi disinteressata o irrequieta, tantomeno deve muoversi durante i riti. Infatti ognuno di questi gesti è causa di grandi e gravi sciagure per il Nepal. Per valutare la sua forza di carattere vi è, infine, un’ultima prova. Nel Kalratri, o “notte nera”, le giovani candidate devono dormire in una stanza buia tra le teste di capre e 108 bufali sacrificati in onore della dea Kālī, con uomini mascherati da demoni che cercano di spaventarla. La bambina che resiste è sicuramente la Dea. Si procede con questa prova su tutte le candidate fino a che non si trova quella giusta. Dimostrato che la candidata ha la serenità e la calma che caratterizzano la dea che è in lei resta un’ultima prova. Deve essere in grado di selezionare effetti personali della precedente Kumari da un assortimento di vari oggetti, se individua gli averi della precedente incarnazione è sicuramente la nuova Kumari. Una volta scelta deve essere purificata in modo che possa essere un vaso per la personalità della Dea Taleju. I sacerdoti procedono ad una serie di rituali segreti per pulire il suo corpo ed il suo spirito dalle esperienze precedenti. Terminati i rituali Taleju discende in lei e nasce la nuova Kumari. A questo punto viene vestita e truccata come una Kumari e come tale deve comportarsi, viene portata nel tempio di Taleju e viene trasportata nella piazza su di un panno bianco verso la sua nuova casa: il Kumari Bahal, un palazzo in mattoni rossi nel centro storico di Kathmandu, dove rimarrà per tutto il periodo in cui sarà “posseduta” dalla Dea Durga. Quando la Kumari si ammala gravemente, si ferisce, ha le prime mestruazioni, significa che la Dea Taleju ha abbandonato il corpo mortale. Parte allora la ricerca della nuova incarnazione.

Salita al trono, la vita della kumari cambia radicalmente. Vestirà sempre in rosso, acconcerà i suoi capelli in un alto nido (a rappresentare la cupola di un tempio) e avrà sempre l’occhio di chakchuu, o “occhio di fuoco” disegnato al centro della fronte come simbolo dei suoi speciali poteri di percezione e divinazione.
Lascia il palazzo solamente per le cerimonie e sempre in palanchino perché non può toccare il suolo con i piedi tranne che nei suoi appartamenti. La sua famiglia può farle raramente visita e solamente in veste convenzionale. Nonostante questo, le famiglie di origine vivono con grande orgoglio l’essere stati scelti per
questo ruolo di così tanto prestigio. Si considera il potere della Kumari così forte che persino un suo sorriso sparge fortuna agli astanti. Folle di fedeli e turisti attendono sotto il suo palazzo sperando che passi davanti alle finestre del terzo piano e sorrida loro. Anche se le sue apparizioni improvvise durano solo pochi secondi
l’atmosfera tra la folla cambia e si carica di devozione e felicità per la visione. 

Molte persone assistono i bisogni della Kumari. Sono conosciuti come Kumarimi, ed il loro capo è il Chitaidar. Il loro lavoro è estremamente difficile. Devono occuparsi di ogni necessità e desiderio della Kumari e devono istruirla sui suoi obblighi cerimoniali. Non possono però darle ordini direttamente. Sono responsabili dei suoi bagni, dell’abbigliamento, e devono occuparsi del suo trucco cerimoniale. È inoltre loro compito prepararla per i visitatori e per le cerimonie.
Poiché viene considerata onnisciente la Kumari non riceve alcuna istruzione. Più di recente, in ogni caso, le è stato assegnato un tutore, una modernizzazione che si è vista necessaria perché fosse in grado di reintrodursi nella vita normale. In ogni caso anchee il suo tutore non può ordinarle di fare nulla, deve trovare un modo per interessarla allo studio e convincerla ad applicarsi.
La presenza divina abbandona la Kumari nel momento della prima mestruazione, o prima se la bambina viene colpita da infermità o perde sangue. Quindi la deposizione è brusca e non pianificata. Selezionata la nuova Kumari, il Kumari precedente subisce alcuni rituali che la privano del suo status, almeno formalmente. Nel giro di quattro giorni i simboli della sua divinità le vengono tolti. Come ultimo atto vengono sciolti i suoi capelli e la giovane abbandona il suo posto. Va via con una moneta d’oro e un pezzo del regale tessuto rosso fabbricato nel periodo in cui lei era Kumari. La vecchia Kumari riceve un indennizzo dallo stato nepalese di 6000 rupie al mese (circa 54 euro); sembra una cifra irrisoria, ma corrisponde a quasi quattro volte il reddito medio nepalese. La vita della Kumari destituita presenta diverse problematiche,
quali la difficoltà a riprendere la vecchia esistenza. Le Kumari vivono isolate per molti anni, non sempre ricevono istruzione e raramente si rapportano con le persone esterne al palazzo reale, e una volta uscite, tutte queste peculiarità si riversano nella difficoltà di abituarsi a un nuovo presente nel quale doversi inserire dopo così tanta assenza. Seppure la maggior parte delle ragazze si sia poi sposata in età adulta, molte Kumari rimangono sole, per un’antica leggenda che narra che il marito di una Kumari destituita abbia vita breve.”

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