Riportare i migranti in Libia non è salvare vite umane

Due organizzazioni non governative, Front-Lex e Refugees in Libya, hanno intentato un’azione legale contro Frontex, l’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime, presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Le ONG sostengono che è illegittimo, in base al diritto dell’Unione Europea, fornire, da parte di Frontex, informazioni alla Guardia costiera libica sulla posizione delle imbarcazioni che trasportano migranti nel Mediterraneo.

Chiedono pertanto alla Corte di ordinare a Frontex di cessare questa attività.

In base alle prove raccolte, Frontex avverte anche le autorità di Malta e Italia dell’avvistamento di imbarcazioni e queste a loro volta trasmettono le informazioni alle autorità libiche. 

Lo scopo di tutte queste operazioni, secondo le due ONG, non è salvare vite umane ma solo rendere più facile intercettare i migranti e riportarli nei lager libici.

Lo testimonia il fatto che i migranti, una volta intercettati dalla Guardia Costiera Libica, preferiscono buttarsi in mare piuttosto che essere riportati indietro e che resistono in tutti i modi al trasferimento sulle imbarcazioni libiche.

Inoltre, se lo scopo fosse quello di salvare vite umane Frontex dovrebbe informare le imbarcazioni di soccorso delle ONG che spesso si trovano molto più vicine alla zona di avvistamento di quanto lo siano le guardie libiche.

Per quanto riguarda la giustizia italiana già la Corte di Cassazione ha riconosciuto come un legittimo diritto di autodifesa la resistenza al rimpatrio da parte dei migranti e il Tribunale di Crotone ha stabilito che il rimpatrio in Libia non può considerarsi un’operazione di soccorso.

Ci auguriamo che la Corte di Giustizia Europea si muova sulla stessa linea.