Di fronte all’immobilismo delle istituzioni, la società civile si è organizzata per accogliere e supportare le migliaia di persone, provenienti da Afghanistan, Pakistan, Turchia e Iraq, che arrivano a Trieste attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”.
In citta si è costituita infatti una rete solidale che coinvolge ben 6 associazioni (Linea d’Ombra, ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà, International Rescue Commitee – Italia, DonK Humanitarian Medicine, Diaconia Valdese e Comunità di San Martino al Campo) che, oltre ad offrire vari tipi di assistenza ai migranti, cura un rapporto annuale dal significativo titolo Vite abbandonate, in cui vengono dettagliatamente denunciate tutte le violazioni dei diritti umani nei confronti dei richiedenti asilo da parte delle istituzioni.
I migranti arrivano a Trieste dopo un viaggio durissimo e numerosi respingimenti alle diverse frontiere; i loro primi bisogni sono il riposo, una doccia, un cambio di abiti, un pasto e un luogo dove dormire.
Il comune di Trieste non ha attuato interventi di prima assistenza, rivendicando questa scelta con la motivazione che altrimenti la città avrebbe svolto un ruolo di attrazione nei confronti dei migranti (accusando tra l’altro proprio la rete di associazioni di favorire l’arrivo di tante persone).
Le varie realtà presenti nella rete provvedono a dare ospitalità soprattutto alle persone che a Trieste sono solo in transito perché intenzionate ad andare altrove: sono stati infatti allestiti dormitori ad “alta rotazione” in cui è possibile sostare per qualche giorno.
Ad altri bisogni immediati provvedono l’associazione Linea d’Ombra (offrendo ogni giorno prime cure infermieristiche a circa 30 persone e distribuendo circa 50 pasti con cibo preparato da volontari) e la Caritas, che fornisce pasti presso una propria mensa.
Grazie a donazioni private, l’intera rete riesce a consegnare grandi quantità di indumenti e scarpe, indispensabili per chi per mesi e mesi ha cercato di superare le difficoltà della rotta balcanica. Finanche le cure mediche, ad eccezione degli interventi di pronto soccorso, sono garantite dalla sola attività dei volontari.
Ogni nuova persona che arriva riceve inoltre informazioni di carattere legale e un sostegno per l’accesso ai servizi del territorio grazie ai volontari di International Rescue Committee, Diaconia Valdese e ICS.
Le difficoltà più gravi le incontrano coloro che, una volta arrivati a Trieste, chiedono asilo in Italia: prima di riuscire ad accedere al sistema di accoglienza pubblico possono passare infatti anche 2 o 3 mesi. Anche per loro è però sempre pronta ad intervenire la società civile, offrendo tutto quel che può, da un pasto caldo ad un letto.