Caminando Fronteras

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I dati sul totale dei migranti morti ogni anno nel tentativo di raggiungere le coste europee sono spaventosi. Nel 2022 solo sulle rotte per la Spagna sono morte o sono scomparse 2.390 persone migranti.

Questo dato è stato fornito dall’organizzazione spagnola Caminando Fronteras che da vent’anni compie un attento lavoro di monitoraggio sulle rotte migratorie verso la Spagna, contabilizzando i corpi recuperati e identificati e sommandoli a quelli dei dispersi, la cui scomparsa viene denunciata dai familiari o dai migranti che riescono ad arrivare sulle coste spagnole.

Dicono di sé gli operatori di Caminando Fronteras: «Siamo un collettivo che difende i diritti delle persone e delle comunità migranti. Siamo nati nel 2022, frutto della sinergia e dell’incontro di diversi difensori dei Diritti Umani dislocati nei diversi territori del confine occidentale euro-africano. Agiamo in una prospettiva transnazionale e antirazzista attraverso la quale denunciamo i confini come spazi di impunità. Lottiamo per il ripristino dei diritti di questi non-luoghi, intessendo reti con persone e comunità in movimento […]. Ci troviamo negli spazi di confine per documentare e denunciare […] esecuzioni, ritorni sommari, morti per violenza istituzionale e sparizione di persone. La nostra presenza sul campo e il nostro numero di telefono per la protezione del diritto alla vita hanno salvato centinaia di migliaia di vite alla deriva sul confine occidentale europeo».

Spesso i naufragi o la caduta in mare di singoli migranti vengono comunicati agli operatori di Caminando Fronteras direttamente dalle imbarcazioni ancora al largo, che si rivolgono a loro chiedendo soccorso.  Per questo motivo le cifre fornite dalla Ong sono sempre più alte rispetto ai dati ufficiali.

L’agenzia dell’Onu, ad esempio, per quanto riguarda la rotta atlantica (quella che porta alle Canarie) riporta per il 2022 “solo” 543 vittime. In quella tratta, invece, il rapporto di Caminando Fronteras registra 1.784 tra morti e desaparecidos: la “ruta canaria” rappresenta infatti il percorso più pericoloso per coloro che tentano di raggiungere le coste della Spagna del sud.

Secondo il Ministero degli Interni spagnolo, negli ultimi mesi, il numero di migranti che avrebbe tentato la “ruta canaria” sarebbe sceso del 30%, grazie agli accordi raggiunti col regime marocchino in seguito al riconoscimento, da parte del governo di Sánchez, della sovranità di Rabat sui territori saharawi occupati illegalmente. Il governo del Marocco si sarebbe infatti, dopo gli accordi, attivato maggiormente nel bloccare la partenza dei migranti dalle proprie coste.

Viene legittimo chiedersi se a questo scopo abbia usato la stessa violenza con cui nel giugno scorso ha impedito ai profughi di superare le recinzioni che isolano le enclave spagnole in territorio marocchino di Ceuta e Melilla. Ricordiamo che in quella occasione persero la vita ben 40 migranti.

Anche il governo della Mauritania, in cambio degli aiuti ricevuti dal governo spagnolo, si è recentemente impegnato a controllare e bloccare le partenze. Il risultato però non è una diminuzione delle partenze. Chi ha deciso di emigrare trova sempre una soluzione, anche se spesso a proprio scapito: si parte da porti sempre più a sud, aumentando così i tempi di viaggio e il rischio di naufragi. 

Finora in questa rubrica abbiamo sempre concentrato la nostra attenzione su ciò che accade sulla rotta balcanica e su quella del Mediterraneo centrale; ci è sembrato giusto allargare il nostro sguardo anche a quelle del Mediterraneo occidentale e dell’Atlantico e rendere noto il lavoro di un’organizzazione spagnola che su quelle rotte svolge un eccezionale lavoro di soccorso e di documentazione. 

Visita il sito di Caminando Fronteras (in spagnolo): https://caminandofronteras.org/

Fonti: Il Manifesto del 21 gennaio