Fermare il naufragio di civiltà

Un’iniziativa della Fondazione il Fatto Quotidiano 

Isiwal/Wikimedia Commons/CC BY-SA 4.0, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Dal 2017 attraverso la Val di Susa transitano migliaia di migranti che tentano di passare le Alpi per raggiungere la Francia. Molti volontari, tra cui quelli della Croce Rossa Italiana, cercano di aiutarli in qualche modo, fornendo loro coperte termiche, bevande calde, informazioni, un ricovero notturno. Si tratta infatti di un viaggio molto pericoloso, in cui si rischia di morire di freddo e di fatica.

Solo nel mese di novembre 2021 la Croce Rossa di Susa ha censito 1.077 migranti, tra adulti e bambini. Passano per la Valle, ma si fermano solo una o due notti per riposarsi un poco e poi intraprendere l’attraversamento delle montagne, preferibilmente al buio per sfuggire alla polizia. Valicare di notte le Alpi comporta però molti rischi, come, ad esempio cadere nei torrenti gelati o precipitare nei crepacci.

Ma ancora una volta i migranti si mostrano disposti ad affrontare qualsiasi difficoltà pur di andar via dal proprio paese e ricostruirsi una vita in Europa, possibilmente dove già hanno un contatto, un parente o un amico.

Arrivano qui dopo aver già subito l’inferno libico e aver attraversato il Mediterraneo, oppure provengono dalla rotta balcanica, dove per numerose volte sono stati respinti dall’Italia alla Slovenia, da qui alla Croazia e poi infine in Bosnia; e in questo caso si tratta di intere famiglie, spesso numerose e con bambini piccoli.

L’attraversamento delle Alpi in queste condizioni estreme è l’effetto della sospensione, da parte della Francia, del trattato di Schengen, che prevede la libera circolazione delle merci e delle persone tra i paesi dell’Unione Europea.

Ma i “montanari” della Val di Susa non ci stanno, convinti che nessuno abbia il diritto di negare la salvezza e il sogno di una vita nuova e che il pianeta, così come ogni sua singola parte, non è di nessuno. L’essere nati in una parte del mondo invece che in un’altra è dovuto ad una semplice casualità e non è certo un nostro merito nascere dove non c’è guerra, non ci sono dittature e ancora la crisi climatica non si fa sentire con particolare violenza.

Proprio rispondendo ad un appello della Croce Rossa Italiana – Comitato di Susa, anche la Fondazione Il Fatto Quotidiano ha deciso di sostenere queste attività con un aiuto finanziario. Leggiamo sul sito della Fondazione:

Con il pensiero che le persone disperate vadano aiutate tutte, che siano cittadini italiani o cittadini del mondo, abbiamo deciso di aiutare la Croce Rossa in Val Susa. La Fondazione contribuirà direttamente con una donazione. Ma, in aggiunta, partiamo proprio oggi con la raccolta fondi per la fornitura di kit di assistenza con cibi autoriscaldanti e coperte termiche. Non c’è tempo da perdere. Non si può rimanere indifferenti di fronte a famiglie intere che si tengono per mano affrontando a piedi le Alpi.


Il kit comprende mascherine chirurgiche, gel lavamani, acqua, barrette energetiche, scaldamani/piedi e poncho antipioggia e costa 10 euro. La Fondazione intende comprarne 500. Inoltre si pone l’obiettivo di comprare anche 1000 forniture di pasti e bevande autoriscaldanti che costano 5 euro l’uno.

Un modo concreto per cercare di  aggirare normative governative decisamente ingiuste e disumane e aiutare i migranti in questa loro impresa, “clandestina” ma pienamente legittima.

Al momento della stesura di questo articolo, le due raccolte fondi dedicate alla Croce Rossa Italiana – Comitato di Susa (Kit di assistenza e Pasti e bevande autoriscaldanti) hanno già raggiunto il loro obiettivo e sono perciò chiuse. Vi invitiamo però a tenere d’occhio il sito della Fondazione il Fatto Quotidiano in attesa di nuove raccolte.