La vergogna delle navi quarantena

Come sappiamo, durante l’estate il governo italiano, per evitare un’ulteriore diffusione del Covid, ha deciso di allestire delle navi-quarantena per tutti i migranti giunti sulle nostre coste. 

Questa decisione è stata fortemente criticata da molte associazioni che si occupano di salvataggio in mare e di accoglienza sul territorio.

Si è messo in evidenza innanzitutto la negatività del messaggio politico-propagandistico lanciato con questa scelta: tenere lontani possibili “untori” per proteggere la salute degli Italiani.

E la salute dei migranti?

 Accogliere centinaia di persone in un unico luogo contravviene alla regola del distanziamento che tanto ci si chiede di ripettare, generando promiscuità tra eventuali positivi e non.

Quando un italiano o uno straniero arriva in Italia da un paese a rischio gli viene fatto il tampone e gli viene chiesto di mettersi in quarantena a casa propria o in apposite strutture del territorio. Perché gli stranieri richiedenti asilo, o potenziali richiedenti asilo, vengono invece ammassati sulle navi? Non ci sono sul tutto il territorio nazionale delle strutture dove accoglierli per isolarli?

Inoltre centinaia di persone tradotte sulle navi quarantena subito dopo il loro arrivo sulle nostre coste, sono rimaste chiuse in questi veri e propri hot spot galleggianti per tutti i giorni previsti dalla quarantena, ricevendo poi un provvedimento di rimpatrio, senza aver ricevuto, come sarebbe stato loro diritto, nessuna informazione sulla procedura d’asilo.

La motivazione è stata che si trattava in gran parte di tunisini e che la Tunisia sarebbe un Paese sicuro. Eppure, dalle statistiche si evince che una, anche se piccola, percentuale di tunisini hanno ottenuto l’asilo. Come si fa a decidere a priori chi ne ha diritto e chi no, senza consentire di accedere alla procedura prevista? 

E’ accaduto inoltre qualcosa, se possibile, ancor più grave: dagli inizi di Ottobre queste navi hanno iniziato ad ospitare  anche quei richiedenti asilo accolti all’interno del sistema di accoglienza che sono risultati positivi al Covid.

Queste persone sono  state prelevate, trasferite e costrette a stare nelle navi, mentre, ricordiamolo, gli italiani che non rispettano la quarantena rischiano soltanto sanzioni pecuniarie.

L’Arci ha ricevuto diverse segnalazioni relative a richiedenti asilo ospitati in CAS trasferiti con mezzi della Croce Rossa, di notte e senza spiegazioni, su due delle navi quarantena.

Alcuni di loro hanno subito anche un altro danno: una volta tornati nel centro dove erano ospitati non sono stati riaccolti e si sono ritrovati  a dormire per strada, contro qualsiasi norma che regola il diritto d’asilo.

Tutta questa vicenda è arrivata in Parlamento, dove è stata presentata un’interrogazione parlamentare da parte del deputato di LEU, Erasmo Palazzotto, che ha sottolineato il fatto che il trasferimento coatto, finalizzato ad un periodo di isolamento, “è un atto illegittimo e discriminatorio che viola la libertà personale garantita a tutti dall’articolo 13 della nostra Costituzione”.

Palazzotto ha inoltre evidenziato come “durante la permanenza sulle navi questi richiedenti asilo non sarebbero mai stati visitati da un medico, avrebbero utilizzato la stessa mascherina e le stesse lenzuola per giorni, trovandosi quindi paradossalmente più in pericolo su una nave con altri positivi, che altrove“. 

Infine, rispetto alla scelta delle navi quarantena per le persone soccorse in mare ha chiesto che sia  ripensata, facendo riferimento anche alla tragica storia di Abou Dakite, il ragazzo quindicenne deceduto per assenza di cure sulla nave ‘Allegra’.

Poi finalmente la ministra Luciana Lamorgese, in un incontro con le organizzazioni che compongono il Tavolo Asilo, tra cui Unhcr, Caritas italiana e Arci Immigrazione, ha dichiarato di aver disposto che “non vengano più inviate persone positive sulle navi e che quindi si trovino soluzioni sul territorio. Ma è tuttavia una scelta che difendo, perché non avevamo alternative, a causa dell’atteggiamento di chiusura dei territori” e ha assicurato  che d’ora in poi saranno concordati interventi adeguati con il Ministero della Sanità e le Regioni».

Ci auguriamo che a queste dichiarazioni stiano seguendo le azioni opportune affinché tutto questo non accada più e che il protocollo previsto per il Covid-19 sia attuato allo stesso modo per tutti, senza discriminazioni tra italiani, immigrati o richiedenti asilo.

Fonti:  Manifesto  del 13 ottobre, Domani del 15 Ottobre, La difesa del popolo (settimanale online della Diocesi di Padova) del 20 Ottobre