Sbarchi, meno profughi e più migranti economici. L’invasione che non c’è

Pubblichiamo oggi ampi stralci di un articolo di Repubblica del 6 Ottobre a firma di Fabio Tonacci sugli sbarchi avvenuti nel corso del 2020 sulle coste italiane e sulle cause reali dell’aumento, rispetto al 2019, del numero di immigrati giunti nel nostro paese.

Non c’è alcuna emergenza immigrazione, non c’è alcuna invasione. Gli arrivi sulle coste italiane registrati nel 2020 sono di poco superiori a 24 mila, ossia sui livelli del 2018: lontanissimi, dunque, dagli anni veramente difficili del quadriennio 2014-2017 quando si toccò il picco di 181.436 sbarcati (2016), la maggior parte dei quali (162 mila) in fuga da un solo Paese, la Libia.

È raddoppiato il numero degli eventi, cioè degli approdi e dei salvataggi, segnale che i trafficanti utilizzano gommoni e barche sempre più piccole e fatiscenti, ma il totale dei migranti giunti via mare non stressa il sistema di accoglienza italiano. [….] «Le oscillazioni degli ingressi che si sono avute tra il 2018 e il 2020 — spiega Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Alto Commissariato Onu dei rifugiati per l’Italia, la Santa Sede e San Marino — non sono la conseguenza dell’entrata in vigore dei decreti sicurezza di Salvini, ma derivano da fattori esterni, che riguardano ciò che è successo nei paesi di partenza».

[….] Dalle tabelle ministeriali si vede come a far aumentare gli arrivi nel 2020 siano stati sostanzialmente i flussi provenienti da due soli Paesi del Nord Africa: la Tunisia e la Libia. Nel 2019 dalla Tunisia erano arrivati 3.160 migranti su 174 gommoni, quest’anno 10.827 su 681 gommoni. [….] Ma c’è una ragione ben precisa che spiega l’aumento delle partenze, e che niente ha a che fare con la diversa applicazione dei decreti sicurezza (niente multe alle ONG, riduzione del tempo di attesa per la concessione del porto di attracco alle navi umanitarie) voluta dalla ministra Lamorgese. Quella ragione si chiama Covid. «Il virus ha messo in difficoltà l’economia
tunisina — sostiene Chiara Cardoletti — migliaia di tunisini sono rimasti senza lavoro, quindi hanno deciso di fuggire in Europa, contando sul fatto che, per effetto del Covid, l’Italia ha dovuto sospendere per un lungo periodo i rimpatri»

Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di politica internazionale (Ispi) ed esperto di migrazioni, aggiunge: ” Il 10 per cento della forza lavoro tunisina vive di indotto turistico [e la crisi del settore dovuto alla pandemia] ha spinto migliaia di persone alla traversata, arrivando autonomamente in Sicilia”.

È cresciuto anche il numero dei migranti provenienti dalla Libia: al 5 ottobre 9.469 sbarcati contro i 1.998 dell’anno scorso. Perché? «Da quanto ci risulta – dice Cardoletti – gli scontri militari tra le fazioni di Al-Sarraj e quelle del generale Haftar hanno coinvolto aree del Paese dove si erano stabilite comunità di bangladesi,che per colpa delle bombe sono fuggite. Infatti la quota di cittadini del Bangladesh arrivata in Italia è salita al 13,4 per cento del totale».

Fattori esterni, quindi, indipendenti dalla guerra alle ONG dichiarata da Salvini con la politica dei porti chiusi. «Anzi — chiosa Matteo Villa — nell’estate 2019, appena entrato in vigore il decreto sicurezza bis, le partenze dal Nord Africa erano persino aumentate». Ecco una sana modalità di informazione, l’unico antidoto ad una propaganda basata sulle falsità e sulla ricerca, sempre, di un capro espiatorio su cui scaricare tutti i nostri problemi.