I diritti umani prima di tutto

La scorsa settimana abbiamo riportato su questa rubrica la notizia del rinnovo del Memorandum Italia- Libia in tema di controllo dell’emigrazione.

Approfondiamo oggi questo argomento anche alla luce dei recenti sviluppi.

Il 6 Novembre, la Ministra degli Interni, Lamorgese, ha tenuto un’informativa alla Camera su questo tema esordendo così:

Il memorandum ha svolto un ruolo importante per non isolare le autorità libiche e per il contrasto dei traffici di esseri umani. Oggi l’Italia è il principale collaboratore della Libia, e grazie al coinvolgimento dell’Oim e dell’Unhcr sono state migliorate anche le condizioni dei centri di accoglienza”

In realtà, come già detto la scorsa settimana, innumerevoli rapporti internazionali hanno denunciato la mancanza del rispetto dei diritti umani in quelli che Lamorgese definisce centri di accoglienza e che in realtà sono veri e propri centri di detenzione.

Attualmente sono 6.400 le persone presenti nei centri ufficiali in Libia e molte altre sono detenute in carceri non ufficiali, alcune gestite da gruppi armati libici. Ma in realtà, secondo l’Onu, anche i centri ufficiali in molti casi sono “gestiti “dalle stesse persone coinvolte nella tratta di esseri umani.

In virtù di quell’accordo– continua la Ministra- lo staff delle Nazioni Unite è rientrato in Libia, un risultato tutt’altro che scontato. L’UNHCR assiste in Libia i migranti al momento dello sbarco ed effettua visite nei centri di detenzioni, soprattutto a Tripoli.

Peccato però che sia proprio l’ONU a denunciare le condizioni dei migranti in Libia e a sostenere che essa non rappresenta un porto sicuro.

La ministra ha poi spiegato i quattro passaggi attraverso i quali potrà essere migliorato l’accordo e che saranno prossimamente discussi con Tripoli.

I miglioramenti si potranno ottenere

  • prevedendo corridoi umanitari
  • migliorando le condizioni di vita dei migranti nei centri in vista di una loro graduale chiusura
  • rafforzando i confini terresti del Sud della Libia, quelli attraverso i quali entra la maggior parte dei migranti provenienti dai Paesi del centro e dell’ovest dell’Africa
  • rinnovando il progetto ‘Il ponte di solidarietà’ che prevede una fornitura di mezzi di soccorso, ambulanze, materiali alle scuole.

Non vorremmo sembrare troppo critici, ma sembra davvero un programma irrealistico, che non tiene affatto conto della situazione politica della Libia, devastata dalla guerra civile e dall’azione di bande armate incontrollabili da parte di entrambi gli schieramenti in conflitto.

Anche all’interno della maggioranza che sostiene l’attuale governo si sono sollevate delle voci di dissenso.

Ad esempio, ha scritto su Twitter Matteo Orfini: “Ho appena ascoltato alla Camera l’intervento della ministra Lamorgese sulla Libia. Un intervento imbarazzante e ipocrita. I lager vengono definiti centri di migranti. Il memorandum una cornice da difendere. I libici partner affidabili. Davvero vogliamo continuare a far finta di non sapere?”

Se si vuole rinnovare il memorandum ma al contempo non rinnegare il principio del rispetto dei diritti umani e tutta la tradizione giuridica dell’Italia e dell’Europa sarebbero indispensabili due condizioni:

  • la chiusura immediata dei centri per i migranti presenti in Libia
  • un piano di evacuazione europeo dei migranti ancora presenti in territorio libico

Ovvero molto di più e di diverso rispetto a quello che il nostro governo sembra intenzionato a fare, ma probabilmente anche più economico.

Facciamo un po’ di conti: se l’Italia decidesse di accogliere da sola le 6400 persone detenute nei centri ufficiali spenderebbe 83 milioni l’anno, calcolando 35 euro al giorno ( ma Salvini li ha ridotti) x 365 giorni x 6400. Come già detto, non ci sono dati ufficiali su quanto l’Italia versa alla Libia, ma se vogliamo dare credito all’inchiesta di Avvenire, il nostro paese avrebbe dato al governo di Serraj negli ultimi anni 150 milioni di euro solo per le attività della Guardia Costiera.

Se tutta l’Europa si impegnasse, si potrebbero evacuare anche le persone detenute nei centri non ufficiali ed evitare di macchiarsi di un crimine contro l’umanità.

Si tratterebbe in pratica di qualche decina di migliaia di persone da accogliere in un continente la cui popolazione supera i 600 milioni.

Si tratterebbe però di una vera e propria svolta nella politica migratoria europea che comporterebbe l’assunzione di una diversa prospettiva sul problema ed un coraggio ed una determinazione di cui le nostre istituzioni, italiane ed europee, non sembrano dar mostra.