Estrattivismo in Perù

Mercoledì 4 ottobre, presso il circolo ARCI “Balalaika” – dove si trova la nostra sede operativa – il collettivo Abya Yala ha organizzato un incontro sull’ “Estrattivismo in Perù”, con interventi da parte di Aldo Zanchetta, studioso di movimento sociali in America Latina, e Andrea Vento, del GIGA – Gruppo Insegnanti Geografia Autorganizzati. La nostra volontaria Valentina ci spiega in questo articolo cosa si intende per estrattivismo.

Molto di più di un modello produttivo di sfruttamento intensivo delle risorse e di accumulazione del capitale, l’estrattivismo fa parte del complesso speculativo-finanziario che oggi domina il mondo. Ha l’effetto di un saccheggio: sta creando nuovi blocchi di potere, corrompe la politica, depreda l’ambiente e spezza i legami sociali. Da diversi anni, in America Latina, il concetto di “estrattivismo” è oggetto di molte e vivaci discussioni. Nonostante il termine continui a essere escluso dal dizionario della Real Accademia della Lingua Spagnola, l’estrattivismo è una forma di accumulazione che affonda le sue radici nella conquista coloniale dell’America, dell’Asia e dell’Africa, dunque nel sistema capitalista, con l’idea che alcune regioni del pianeta debbano limitarsi a estrarre e produrre materie da esportare verso le manifatture realizzate nel “primo mondo”. Nel corso dei secoli, però, le materie prime da “estrarre” hanno allargato a dismisura i propri confini, prima alle foreste, poi alla fauna ittica e quindi all’agricoltura. Nella pratica, con l’estrattivismo si intende un processo di saccheggio coloniale e neo-coloniale delle risorse “rinnovabili”, che rinnovabili non sono affatto (fonte: comune-info)

La minaccia più pericolosa per l’acqua, la terra e i contadini del Perù viene dalle miniere a cielo aperto e dall’ideologia che ne sostiene il modello, l’estrattivismo.

I lavori di esplorazioni per le nuove miniere sono iniziati, come per la miniera di rame Tía Maria che si suppone si servirà dell’acqua che viene utilizzata per l’agricoltura, a discapito delle popolazioni che subiscono gravi danni alla salute. Di fronte alla resistenza popolare fatta di scioperi della durata di molti giorni, il governo peruviano ha deciso di inviare nella Valle del Tambo, nella regione di Arequipa, duemila poliziotti per difendere i lavori, provocando un morto e decine di feriti. Il Governo non prende nemmeno in considerazione la possibilità di una consultazione pubblica sulla miniera anzi, tutti gli oppositori dell’industria mineraria vengono perseguitati e cacciati dalle proprie terre perché considerati “terroristi”; come i popoli indios che difendono i loro diritti e le risorse delle terre ancestrali.

Questo neo-estrattivismo è fondato sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e, pertanto, ripropone il problema dei limiti ecologici (per non parlare dei limiti sociali e politici) di questa nuova (vecchia) fase del capitalismo. Ciò è ancor più preoccupante in quanto rappresenta un modello di “sviluppo” flessibile nella distribuzione sociale, però rigido nella struttura d’accumulazione. Le locomotive della miniera, del petrolio, del gas naturale, della frontiera agricola sono sempre più potenti e tutto ciò che si interponga sul loro cammino e possa ostruire il loro percorso tende ad essere sradicato in quanto ostacolo allo sviluppo.

Cosa accadrà quando il boom delle risorse naturali si sarà esaurito?

Per approfondire il tema dell’estrattivismo e la protesta della miniera di Tía Maria:

https://comune-info.net/2015/05/il-peru-di-tia-maria-e-quello-di-hugo-blanco/

https://comune-info.net/2017/10/dalle-miniere-ai-corpi-pratiche-estrattivismo/

Valentina

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