La metodologia costruttivista per l’aprehendizaje

Riprendiamo il discorso sul costruttivismo, avviato qualche tempo fa, focalizzandoci meglio sulla realtà educativa del Colegio Giordano Liva di Juliaca e sull’approccio metodologico lì adottato. Per questo motivo abbiamo posto cinque domande a Fredy Quispe (lo psicologo del Colegio).

Al fine di una migliore comprensione dell’articolo, è necessario fare alcune precisazioni terminologiche:

Aprehendizaje: useremo questo termine nella lingua originale per sottolineare la differenza con “apprendimento”, la cui concezione attuale è in dissonanza con il complesso processo cognitivo di sviluppo delle conoscenze rappresentate, per l’appunto, da aprehendizaje.

Aprehendizaje implica l’appropriarsi, il diventare padroni di ciò che si impara, scoprendo e costruendo nuove conoscenze attraverso l’interazione con diversi “mediatori” (si veda dopo). Pertanto, questo termine si concentra sull’esperienza, sulla costruzione collettiva e sulla capacità dello studente di trasformare ciò che ha imparato in una parte della sua vita quotidiana.

Mediatori: sono tutti coloro che contribuiscono all'acquisizione di nuove conoscenze degli studenti (gli e le insegnanti, i pari, i familiari, il contesto, ecc).

Se si considerassero solo gli insegnanti, si continuerebbe a ridurre l'educazione a un oggetto e a qualificarla come una semplice ripetizione di informazioni, e questo non è l'obiettivo del costruttivismo.

Approccio costruttivista-liberatore:

Promuove l'autonomia degli studenti, il loro apprendimento critico e la capacità di dare senso alla realtà in modo personale e non imposto. In altre parole, questo approccio scarcera dalla struttura e dal concetto generalizzato secondo cui l'istruzione si concentra sulla ricezione passiva di conoscenze prefissate e sulla successiva mera riproduzione di esse.


Nel suo libro del 2017 Umanizzando l’educazione del mercantilismo vigente – Saggio di educazione trasformativa, Padre Luis (coordinatore dell’Associazione Musuq Illary, partner locale) spiega che tramite il metodo costruttivista, si supera il classico binomio “insegnamento-apprendimento”, e si adotta il paradigma: “aprehendizaje – mediatori”.

Nel costruttivismo, a differenza di altre correnti – come quella comportamentista o quella cognitivista – lo studente è il protagonista (dimensione dell’individualità), dato che non riceve semplicemente informazioni, ma anzi le integra attivamente a partire dalle proprie esperienze precedenti, mediazioni sociali, culturali e pedagogiche (dimensione dell’individualismo). Infatti, si utilizza il termine mediatori perché diverse fasi delle loro vite hanno influenzato i loro processi di aprehendizaje, non solo la fase scolastica.

Passiamo adesso alle domande che abbiamo posto a Fredy.


1) Come è nata l'idea di adottare il metodo costruttivista al Colegio Giordano Liva?

Nel 2016, come fa spesso, Padre Luis ha fatto visita ad una delle classi della primaria. Mentre controllava le attività che venivano svolte per la Festa della mamma, si è accorto che tutta la classe stava dipingendo e decorando la stessa immagine fotocopiata di una madre con un bambino, accompagnata da una poesia. Ha domandato allora a due bambini se avessero la stessa madre, dato che stavano colorando la stessa immagine, e ha chiesto lo stesso alla maestra. La maestra ha risposto che era una fotocopia che veniva distribuita a tutta la classe. Padre Luis ha allora invitato sia la maestra che gli studenti e le studentesse a fare una riflessione: «Chi è la donna che vi porta a scuola, che vi prepara la merenda, che vi lava la roba, che vi dà affetto?». I bambini hanno risposto: «La mia mamma». Padre Luis ha proseguito: «Allora, non credete che ognuno debba farle un disegno con il ricordo che avete di lei? E non potreste anche accompagnare il disegno con qualcosa che vorreste dirle?». Le bambine e i bambini immediatamente hanno iniziato a pensare alla propria mamma, a disegnarla come se la ricordavano quel giorno e a scriverle un messaggio affettuoso.

Questo è stato il punto di svolta per iniziare a rivedere da un punto di vista umano e critico il processo pedagogico che veniva svolto nel Colegio Giordano Liva e abbiamo iniziato una serie di laboratori formativi con docenti, studenti e genitori per rivedere le pratiche pedagogiche e presentare una metodologia etica.

Ci siamo resi conto che alcuni modelli educativi, come il comportamentismo e il cognitivismo, ci avevano intrappolati e che le nostre pratiche pedagogiche erano state “disumanizzate”. Il processo formativo si era oggettivato: gli studenti e le studentesse venivano considerati spugne, oggetti passivi suscettibili di istruzione e trasferimento di conoscenza, che dovevano esercitare un automatismo, quasi come un riflesso. L’immaginazione, la creatività e il pensiero critico correvano un serio rischio, perché tutto si era standardizzato e si stava inquadrando la formazione dei bambini e delle bambine come se fossero fogli di carta bianchi su cui scrivere.

Abbiamo iniziato a rivedere alcune pratiche pedagogiche per decostruirle. Il modello comportamentista richiedeva che gli studenti e le studentesse rispondessero in maniera meccanica e automatica agli stimoli che gli fornivano maestri e  maestre. La cosa più importante era il risultato, indipendentemente dal cammino percorso: i ragazzi e le ragazze si preoccupavano più di ottenere un timbrino con una faccia sorridente sul  quaderno che non del loro processo formativo. La competizione era la pratica scolastica più comune perché c'era un premio (materiale o verbale) che comportava che ci fossero sempre dei vincitori e, di conseguenza, dei perdenti. Il modello cognitivista, invece, si fonda su una logica del tutto simile, ma propone come progresso che gli studenti possano utilizzare le loro capacità cognitive per integrare l'insegnamento; vale a dire che gli insegnanti dovevano formulare o elaborare previamente una serie di esercizi per facilitare la meccanizzazione o la memorizzazione di certe formule, regole o testi. In realtà, c'era un cambiamento quantitativo ma non qualitativo rispetto al modello comportamentista, perché in fondo l’approccio era lo stesso, cioè dall'alto verso il basso (gli insegnanti insegnano, gli studenti imparano).

Il costruttivismo si posiziona su un’altra traiettoria, come una corrente di pensiero e non come un modello da seguire. Lo studente deve assumere un ruolo di primo piano nella costruzione della conoscenza, attraverso un processo di interazione interpersonale (dialogo e riflessione condivisa) e intrapersonale (immaginazione, astrazione della realtà, pensiero critico) in un contesto storico, sociale e culturale concreto. Per questo abbiamo preso in considerazione pedagoghi come: Jean Piaget, secondo il quale ogni studente è unico, attraversa una serie di fasi per apprendere e ha la capacità di pensare per sé stesso; Lev Vygotsky, che fa notare come una condizione basilare per l’aprehendizaje sia il dialogo, poiché la lingua è una costruzione sociale, culturale e storica in cui si sviluppa lo studente, circondato da varie mediazioni come quella del docente; Jerome Bruner, che spiega come gli studenti abbiano una curiosità permanente di scoprire ciò che li circonda, motivo per cui non è più necessaria la meccanizzazione dell’apprendimento; David Ausubel, secondo cui gli studenti saranno maggiormente coinvolti nella costruzione delle conoscenze se sono per loro maggiormente significative, ovvero se hanno a che fare con la loro esperienza. Allo stesso modo, il pedagogo brasiliano Paulo Freire sottolinea che l'educazione deve essere un invito permanente a trasformare la realtà allo scopo di ricercare il bene comune. Inoltre, non dobbiamo dimenticare ciò che suggerisce Padre Luis: la formazione deve prevedere un'educazione sia umana (perché lavoriamo con esseri umani che hanno aspirazioni, frustrazioni e problemi), sia umanizzante, cioè deve permettere di rendere dignitoso il lavoro degli insegnanti, ma anche l'esperienza degli studenti e delle studentesse e la vita delle persone coinvolte in tutto questo processo.
 Per concludere, dato che la pedagogia del Colegio si muove a partire dal sopracitato paradigma “aprehendizaje/mediatori dell’aprehendizaje”, ci si chiede: se gli studenti e le studentesse sono al centro della formazione, perché si dà priorità all’insegnamento? Se insegnare significa istruire qualcuno che non sa, questo significa forse che gli studenti non possiedono già dei saperi pregressi? Qual è la funzione principale della scuola?Riteniamo che la scuola debba favorire uno spazio fisico e sociale per l’aprehendizaje, cioè per l'appropriazione della conoscenza costruita, sostenuta dall'accompagnamento delle varie mediazioni che intervengono come gli/le insegnanti, i compagni e le compagni di classe, le famiglie, ecc.

 

2) Potreste descrivere una tipica giornata di lezione al Colegio Giordano Liva?

Gli studenti e le studentesse entrano a scuola alle 7.30 del mattino. Una volta in classe, gli insegnanti svolgono un’attività di accompagnamento di gruppo che può durare circa 10 minuti, avvicinandosi agli studenti per preparare l’ambiente di lavoro, per chiedere loro come va a casa o qual è il loro stato d’animo, favorendo la concentrazione. Le ore di lezione sono distribuite in un primo blocco di tre ore didattiche di 45 minuti ciascuna. In particolare, nella scuola primaria devono svolgere ogni giorno un’ora di lettura, come anche nella scuola secondaria, sebbene in modo intervallato. Successivamente, hanno 20 minuti di tempo libero per andare a fare merenda nella mensa scolastica e giocare nel cortile (di solito si gioca a pallavolo, calcio, chiapparello, giochi da tavolo, ecc.). Seguono altre tre ore di lavoro  in classe, in laboratorio o nel cortile, a seconda delle esigenze dell'insegnante o in accordo con gli studenti e le studentesse. In seguito, devono lavarsi le mani per andare in mensa alle 12:30 circa, dove hanno a disposizione circa 45 minuti per consumare il pasto. Una volta finito di pranzare, possono utilizzare il tempo rimanente per fare ricreazione. Dopodiché, è previsto un periodo di due ore didattiche dedicato al lavoro accademico. Una volta terminati i compiti, gli studenti e le studentesse incaricati/e per quel giorno devono pulire l'aula e prepararla per il giorno successivo.

Consigliamo agli insegnanti di non assegnare troppi compiti a casa, poiché questo potrebbe stancare eccessivamente studenti e  studentesse, che devono invece avere il tempo per godersi la vita familiare, dedicarsi ai propri hobby e trovarne nuovi o semplicemente riposarsi.

 

3) In che modo si applica quotidianamente il metodo costruttivista nelle classi del Colegio Giordano Liva? Potete fornirci un esempio concreto di attività didattica?

Si propone qui sotto uno schema didattico e alcuni criteri per l'organizzazione opportuna delle sessioni di aprehendizaje. La struttura e la forma che assume sono di riferimento, poiché l'aspetto più importante sarà il contenuto, ovvero la metodologia sviluppata e i principi costruttivisti-liberatori che la sostengono in modo trasversale.


4) Come si valuta l’aprehendizaje in un contesto costruttivista?

Per quanto riguarda la valutazione, proprio a partire da quest’anno scolastico offriremo una visione diversa rispetto a quella precedente, con lo scopo di generare maggiore impegno e minore ansia negli studenti e nelle studentesse.

Già in passato  chiedevamo agli/alle insegnanti di relativizzare le valutazioni, tenendo conto che lavoriamo in base al processo e non al risultato. L'idea è che le valutazioni non siano destinate a misurare qualcosa o qualcuno ma che siano un pretesto per riprodurre ciò che è stato appreso. Le/gli insegnanti non devono utilizzare le valutazioni per imporre la propria autorità o per “catalogare” gli studenti e le studentesse, ma devono promuovere una riflessione critica su ciò che si sta apprendendo. Non ci devono essere domande chiuse che invitano solo a segnare l'alternativa corretta o a scegliere se un’affermazione è vera o falsa, e neanche domande che implicano completare un'idea o memorizzare un concetto. Le domande devono essere aperte in modo tale da sfidare gli studenti e le studentesse a richiamare alla mente ciò che hanno appreso e alimentare le proprie conoscenze.  

Abbiamo proposto che al termine di ogni bimestre si tengano le Sessioni Collettive Integratrici dell’Aprehendizaje, che consistono nella realizzazione di una sessione di classe con un tema aggregante che promuove l’aprehendizaje cooperativo e collaborativo. Padre Luis ha condiviso alcuni criteri metodologici da prendere in considerazione per la valutazione:

–  La finalità dell’educazione è che le studentesse e gli studenti apprendano; pertanto, la valutazione non deve diventare una strategia per far sì che gli studenti superino o falliscano una materia. L’autovalutazione e la co-valutazione permettono di essere riflessivi, autocritici e responsabili.

– La metodologia costruttiva-liberatrice dell’aprehendizaje centra la sua importanza sui processi; quindi, l’attività della valutazione non deve focalizzare il suo interesse sui risultati. La valutazione non è la meta; anzi, è un processo per l’aprehendizaje costante.

– La valutazione deve essere considerata come un modo per migliorare anche le strategie e le metodologie di aprehendizaje, dato che altrimenti – nonostante nel processo di aprehendizaje intervengano diverse mediazioni – l’unico soggetto ad essere valutato è lo studente.

– La valutazione deve essere concepita come un altro momento del processo di aprehendizaje; per questo non si cerca di potenziare la memoria e l’apprendimento di algoritmi meccanizzati o la ripetizione automatizzata di idee, concetti o formule, ma di consentire l’accompagnamento per promuovere l’analisi, l’opinione, il pensiero critico, la riflessione, l’immaginazione, la creatività, ecc.

– Nonostante la metodologia costruttivista-liberatrice sottolinei l'importanza della valutazione qualitativa, nella pratica quotidiana persiste la necessità di quantificare o mettere un voto allo studente.

– Si parte dal presupposto che l’educazione debba promuovere una formazione integrale e inclusiva, affinché gli/le studenti siano in grado di trasformare la società. Tuttavia, la cultura tradizionale della valutazione continua a generare competitività tra gli studenti, nel tentativo di stabilire chi sia “migliore”. Impegniamoci, invece, per una valutazione formativa basata su criteri ampi e integrali..

– La valutazione deve coinvolgere gli studenti e le studentesse affinché sia significativa e formativa, per favorire la partecipazione attiva nel processo di costruzione delle conoscenze; Si vuole evitare che studenti e studentesse intervengano nel processo valutativo solo quando devono affrontare gli esami.

– Sebbene si insista sull'importanza del lavoro di gruppo, dell’aprehendizaje cooperativo e collaborativo, i processi di valutazione sono purtroppo individuali.

– L'educazione dovrebbe orientarsi verso la riproduzione della razionalità e della giustizia e verso una trasformazione etica della società; tuttavia, la pratica della valutazione continua a rappresentare un esercizio di potere indiscusso. Eliminiamo la valutazione come situazione o strumento per far valere l'autorità.

5) Quali sono le principali difficoltà dell’applicazione del costruttivismo?

Sappiamo che ricreare la pedagogia costruttivista nel Colegio Giordano Liva non è affatto facile ma che, al contrario, presenta una serie di sfide che non consideriamo un problema né una difficoltà, ma piuttosto parte del processo. Siamo consapevoli del fatto che i nuovi insegnanti  abbiano solo una conoscenza teorica del costruttivismo e che cominciare a mettere in pratica le conoscenze pedagogiche risulta difficile. Per questo motivo viene svolta una formazione iniziale ai docenti, che vengono poi affiancati affinché la pratica pedagogica sia il più costruttivista possibile.

Allo stesso modo, sappiamo che alcuni genitori che portano i propri figli da altre esperienze pedagogiche arrivano con un interesse per la competitività o la ricerca di risultati che vanno contro la pratica pedagogica costruttivista e che, inizialmente, possono sentirsi frustrati; tuttavia, capiscono che la scuola è come una famiglia in cui non ci sono figli migliori o peggiori.

Al contrario, ciò che accade è che gli studenti e le studentesse si sentono a proprio agio a scuola e cercano di partecipare attivamente alla costruzione collettiva della conoscenza e alla loro formazione integrale.

In conclusione, vorremmo chiarire che il costruttivismo è un tema complesso, che si vive nella quotidianità, soprattutto in ambito pedagogico, in modo non lineare, ma grazie alle risposte di Fredy Quispe e al contributo di Padre Luis il quadro dell’approccio costruttivista adottato al Colegio Giordano Liva risulta adesso più chiaro e completo. Ringraziamo entrambi per la disponibilità e auguriamo buon lavoro a tutti!


Bibliografia:

Luis H. Bejar, Humanizando la educación del mercantilismo vigente. Editorial Compás Guayaquil, 2017, Ecuador.