Il difficile esercizio del diritto all’istruzione

L’Art. 34 della nostra Costituzione sancisce che «La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita».

L’Art. 48 del DPR 384/99 stabilisce che «i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani, indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno».

Diverse note degli Uffici Scolastici Regionali ribadiscono l’importanza di favorire l’accoglimento di nuove iscrizioni in corso d’anno degli alunni immigrati.

Purtroppo, però, a tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze migranti viene ancora negata la possibilità di frequentare la scuola oppure l’iscrizione viene loro resa particolarmente difficile.

Ai genitori spesso in segreteria si dice che le iscrizioni sono ormai chiuse, oppure viene chiesto, come vincolante, il permesso di soggiorno e il codice fiscale (che può essere generato in forma provvisoria direttamente dalla scuola) o tutta la documentazione tradotta e legalizzata, anche per i ragazzi della fascia dell’obbligo. Addirittura, a volte, il certificato di nascita in originale. Il diniego dell’iscrizione viene motivato spesso con la carenza di aule e l’alto numero di alunni per classe.

In questo caso tutto sarebbe più facile se la Prefettura segnalasse all’Ufficio Scolastico Regionale i ragazzi che arrivano in Italia per ricongiungimento familiare in modo da garantirne l’inserimento negli istituti scolastici adeguati.

A Roma la Rete Scuolemigranti, che riunisce varie associazioni impegnate nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri, ha messo in piedi un servizio per aiutare le famiglie immigrate a trovare una scuola per i propri figli e supportarle nelle procedure burocratiche per l’iscrizione.

Grazie a questo servizio, chiamato DiScol (Dinieghi Scolastici), si spera che bambini e bambine, ragazzi e ragazze con background migratorio possano andare a scuola, sempre e in ogni momento dell’anno, senza vedersi opporre dinieghi o insormontabili ostacoli.

Un’iniziativa lodevolissima anche se è sconfortante constatare come, sempre più spesso, sia il volontariato a doversi sostituire allo Stato, assumendosene i compiti.