
Quando ho iniziato il Servizio Civile Universale con El Comedor Giordano Liva, non avevo idea di quanto questa esperienza mi avrebbe arricchita, cambiata e, in certi momenti, anche messa alla prova. Eppure, a distanza di mesi, guardando indietro, posso dire che ogni ora vissuta – tra fogli sparsi, brainstorming creativi e serate in aula – ha piantato in me un seme.
Sin dai primi giorni ho sentito di essere nel posto giusto. A guidarmi, oltre al gruppo affiatato di volontari, c’è stato Nicola, il mio OLP, una presenza costante e rassicurante. Con il suo modo diretto, ma sempre disponibile e con la sua capacità di valorizzare ogni idea, mi ha aiutata ad avere più fiducia in me stessa, a mettermi in gioco davvero e a sentirmi parte integrante del progetto “Apprendere Cooperando”.
Scrittura, educazione e creatività: dare voce ai progetti
Uno dei primi ambiti in cui sono stata coinvolta è stato quello della comunicazione e sensibilizzazione, tramite la scrittura di report, articoli divulgativi e la progettazione grafica di biglietti personalizzati, volantini, brochure e altri materiali informativi.
Scrivere è sempre stato per me un modo per dare ordine ai pensieri e trovare connessioni. Per questo, una delle attività che mi ha appassionata di più è stata la redazione di articoli sui progetti che l’associazione svolge in Perù e Nepal. Ogni pezzo mi ha dato l’occasione di approfondire una realtà lontana e, allo stesso tempo, sentirla più vicina, per raccontarla con parole semplici, ma accurate, e con il desiderio profondo di coinvolgere i lettori. Mi sono sentita responsabile non solo delle informazioni trasmesse, ma anche del tono, della cura, della chiarezza del contenuto.
Tra tutte le attività, però, quella che porto più nel cuore è “Pillole di Zaino”: una serie di post social ispirati al corso di formazione "Lo zaino dell’insegnante". Curare in autonomia questo progetto è stato come dare forma a qualcosa di mio, intrecciando contenuti pedagogici ed educativi, riflessioni e creatività visiva. Dietro ogni pillola c’è stato un attento lavoro di analisi, sintesi, scrittura e grafica, ma soprattutto di riflessione. Trovare un equilibrio tra forma e contenuto, scegliere parole che restassero impresse, creare un’identità visiva coerente: è stato impegnativo e gratificante allo stesso tempo. Vedere quelle pillole prendere vita e raggiungere diverse persone è stata una delle soddisfazioni più grandi del mio servizio civile.
Tra insegnamento e ascolto: costruire legami
Un’esperienza che mi ha segnata profondamente è stata la scuola d’italiano per migranti, attiva in orario serale ogni lunedì e giovedì: uno spazio fuori dal tempo, fatto di volti diversi, di storie silenziose, di parole nuove scoperte insieme.
Con Giusy, volontaria esperta e preziosa, mi sono occupata dell’organizzazione dei contenuti, della preparazione del materiale didattico e della verifica delle competenze linguistiche iniziali degli studenti. Insieme abbiamo anche preparato alcuni di loro all’esame di livello A2, accompagnandoli in un percorso di studio intenso e partecipato.
Ricordo ancora le prime serate, tra fogli, quaderni e volti un po’ timidi, ma curiosi. Con il passare delle settimane, abbiamo costruito un vero luogo di incontro, uno spazio dove potersi esprimere senza paura, dove ogni parola nuova era una conquista condivisa. Perché insegnare l’italiano, alla fine, è solo un pretesto per conoscersi, per imparare a stare insieme e condividere frammenti di vita.
Ed è proprio questo che porterò con me: le risate nate da un errore buffo, le storie raccontate tra un esercizio e l’altro, la fatica e la bellezza del costruire un rapporto di fiducia. Insegnare, in fondo, è soprattutto ascoltare.
Un’esperienza formativa altrettanto significativa è stata l’organizzazione e la conduzione di laboratori interculturali presso il Liceo Artistico Russoli di Pisa e Cascina, sul tema delle migrazioni climatiche. Interfacciarmi con gli studenti, ascoltare le loro domande e osservazioni, costruire attività inclusive e partecipative: tutto questo mi ha aiutata a sviluppare nuove competenze e a credere di più nelle mie capacità. È bello vedere come la scuola possa diventare uno spazio di consapevolezza e dialogo.
Solidarista e cooperazione: sentirmi parte di una rete
Durante l’anno ho partecipato attivamente alla promozione della cultura del volontariato, gestendo la distribuzione dei calendari dell’associazione e contribuendo all’organizzazione di Solidarista, la festa della solidarietà e dei diritti che El Comedor organizza ogni anno a giugno.
Solidarista è molto più di un evento: è un’occasione di incontro, condivisione e partecipazione. Attraverso dibattiti, workshop, mostre e concerti, la festa diventa un momento collettivo in cui le realtà del volontariato locale si incontrano, si raccontano e progettano insieme una società più giusta e inclusiva. Parteciparvi mi ha fatto sentire parte di una rete viva, in dialogo costante con la città di Pisa.
Ho avuto l’opportunità di contribuire anche ai progetti di cooperazione internazionale, affiancando Chiara – figura chiave dell’associazione – nelle attività di ricerca, analisi e programmazione delle iniziative in Nepal. Grazie a lei ho scoperto da vicino le metodologie di intervento sul campo e la complessità della cooperazione internazionale, sentendomi parte, anche da lontano, di qualcosa di molto più grande.
Un percorso di trasformazione
Un grazie sentito va a Nicola, il mio OLP, che fin dal primo giorno mi ha fatta sentire accolta, valorizzata e ascoltata. A Chiara, per la passione che mette in ogni progetto e per avermi trasmesso entusiasmo e cura in ogni fase del lavoro.
Grazie a Maria Pia, presidente dell’associazione, per l’energia e l’attenzione che rendono possibile tutto questo.
Grazie anche a Wladi, responsabile dell’amministrazione e della raccolta fondi istituzionale, per la disponibilità, la pazienza e la competenza con cui porta avanti il suo lavoro, contribuendo in modo fondamentale al funzionamento quotidiano e alla crescita dell’associazione.
E un ringraziamento speciale ad Antonella e Guglielmo Liva, presidenti onorari e genitori di Giordano, la cui memoria continua a vivere nell’impegno quotidiano dell’associazione. La loro presenza è testimonianza profonda di come l’amore e la dedizione possano trasformarsi in azione concreta e collettiva.
Questo anno non è stato solo un’esperienza da aggiungere al curriculum: è stato un percorso di trasformazione, apertura e consapevolezza. Ho imparato che il cambiamento si costruisce giorno per giorno, con piccoli gesti, con pazienza, e soprattutto insieme agli altri.
Oggi, se mi guardo allo specchio, vedo una persona più consapevole, più attenta e più fiduciosa nella forza delle relazioni umane. Il Servizio Civile non è stato solo un impegno di dodici mesi, ma un passaggio di crescita profonda. Un anno in cui ho imparato a guardare il mondo con occhi diversi.
A El Comedor ho trovato un pezzo di casa, fatta di persone vere, ideali concreti e tanto cuore.
Grazie El Comedor, porterò con me ogni momento!
Alessia