The Big Wall

Photo by Pete Willis on Unsplash

A partire dal 2015, l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nella strategia europea per fermare l’arrivo di migranti in Europa, attraverso accordi con i paesi di origine e di transito che si sono concretizzati in ingenti investimenti in ben 25 paesi africani.


Si tratta di una vera e propria “diplomazia migratoria” dai costi molto elevati: come si legge nel rapporto di Action Aid, The big wall, negli ultimi 5 anni l’Italia ha gestito almeno 317 linee di finanziamento per un totale di 1,33 miliardi di euro, costituiti in parte da risorse proprie (51%) e in parte da risorse europee gestite dall’Italia (41%). I Paesi in cui più si è investito sono la Libia, l’Etiopia, il Sudan, il Niger e la Tunisia e la quota  più ingente della spesa ha riguardato il controllo dei confini (666,3 milioni di euro).

Questi fondi sono stati erogati soprattutto dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione e dal Ministero della Difesa. Anche il Ministero dell’Interno è intervenuto nella diplomazia migratoria con finanziamenti in vari ambiti: contrasto alle cause dell’immigrazione, controllo delle frontiere, protezione dei rifugiati e rimpatri, gestendo risorse governative ed europee provenienti dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami).

Il Ministero dell’Economia ha stanziato fondi a sostegno della Guardia di Finanza per programmi di controllo delle frontiere nel Mediterraneo.

Incredibilmente, il Ministero che ha investito di meno è stato quello del Lavoro: ha gestito infatti solo l’1,1 per cento della spesa totale, finalizzando il suo intervento alla creazione di vie legali di accesso al territorio italiano: l’unica strategia, non ci stancheremo mai di ribadirlo, davvero efficace per contrastare il traffico di esseri umani.

Come dichiara Roberto Sensi, esponente di Action Aid Italia «Dal punto di vista delle strategie politiche sia europee sia italiane si conferma l’approccio securitario orientato a reprimere i flussi migratori e ad aumentare i rimpatri, esponendo migranti e rifugiati ad abusi, respingimenti, estorsioni, rimodellando percorsi e rendendo più difficile, anche per i rifugiati, cercare protezione. Occorre ridefinire le politiche migratorie rimettendo al centro le persone e i loro diritti».

L’ingente impegno europeo ed italiano nel contenimento dei flussi migratori ha comportato, infatti, un prezzo molto alto in termini di vite perdute e gravi violazioni dei diritti umani, in particolare in Libia.

Circa il 15 per centro dei fondi è stato investito nelle cosiddette “cause profonde” della migrazione, nella convinzione che un maggiore sviluppo economico si traduca in una riduzione dei flussi migratori.

Ma, come abbiamo già sottolineato altre volte, è noto ormai che l’aumento del reddito nel breve e medio termine non riduce la propensione a migrare, al contrario la aumenta.

Inoltre, gli aiuti sono stati sottoposti alla pesante condizionalità di un maggiore impegno da parte dei paesi destinatari degli aiuti nel fermare i migranti e, spesso, non sono stati neppure utilizzati in programmi di riduzione della povertà ma solo in quelli di contrasto alle migrazioni irregolari.

Migrazioni irregolari, che, ricordiamolo sempre, in mancanza di canali di ingresso legali, rappresentano l’unica possibilità per migrare.

Per saperne di più:

www.actionaid.it/blog/the-big-wall