Scopriamo il Perù: Maxima Acuna, il coraggio di una donna

Per la nostra rubrica di storia e tradizioni del Perù, oggi Simona ci parla di Maxima Acuna, donna peruviana simbolo in
tutto il mondo della tutela della sua terra.

Classe 1970, contadina dedita alla famiglia e alla terra, Máxima Acuña de Chaupe è diventata un simbolo in tutto il mondo della lotta contro le multinazionali che sfruttano l’ambiente in maniera indiscriminata per i propri interessi. Máxima vive con il marito e i due figli a oltre 4.000 metri sulle Ande peruviane, nella regione di Cajamarca, dove si oppone da anni, in una lotta durissima, alla cessione dei 25 ettari di terreno di sua proprietà dal 1994 che la Minera Yanacocha (della Newmont Mining Corporation per il 51,35 per cento, della Compañia de Minas Buenaventura per il 43,63 per cento e dall’Ifc del Gruppo Banca Mondiale per il 5 per cento) rivendica come suoi.

La resistenza di Máxima non è solo la difesa legittima della casa di sua proprietà, come gran parte della popolazione locale, ma è una lotta contro il progetto Conga della multinazionale che al posto di cinque laghi sorgivi vorrebbe una miniera d’oro e di rame a cielo aperto. Se passasse questo progetto l’ambiente, la
fauna, l’agricoltura e quindi la vita di gran parte della popolazione locale verrebbero pesantemente danneggiati.

Simona Carnino, giornalista italiana e Project Manager, con anni di esperienza in Amnesty International e in Perù, ha raccontato la storia di questa battaglia in un reportage intitolato “Aguas de Oro”. Scrive Simona Carnino: “Il progetto Conga prevede la distruzione della laguna Azul, Perol, Chailluagón, Empedrada per la
realizzazione di due miniere a cielo aperto, due depositi di materiali di scavo e spianate per installazioni per un netto di 3.000 ettari di flora e fauna cancellata. L’azienda prevede la realizzazione di quattro bacini artificiali con una portata d’acqua maggiore dei laghi naturali. Ma per la popolazione di Celendin, Cajamarca e Hualgayoc le lagune sono molto di più di riserve d’acqua. Fanno parte di un bacino idrogeologico complesso da cui nascono i cinque fiumi che scendono verso le tre province. Gli scavi di Conga potrebbero danneggiare il sistema di vasi comunicanti del bacino, pregiudicando l’irrigazione di circa 25mila ettari”.

L’incredibile tenacia di una solo apparentemente fragile, come Máxima l’ha resa un simbolo mondiale della resistenza all’”estrattivismo”. A maggior ragione in un paese dove il 20,3% del territorio nazionale è coperto da concessioni minerarie di varia natura, dall’oro al petrolio, e dove la Defensoria del Pueblo, nel 2013,
 registrava 173 conflitti aperti e 45 latenti, oltre 100 dei quali causati proprio dall’attività mineraria.
Una recente indagine in due comunità della regione mineraria ha rilevato che oltre l’80% dei ragazzi presenta contaminazioni da piombo nel sangue. Il limite tollerato per legge è di 10 microgrammi per decilitro di sangue, ma qui per l’84,7% risulta superiore, con una media di circa 15 microgrammi. Oltre il 50% dei bambini presenta una denutrizione cronica e il 23% soffre di anemia. L’attività mineraria distrugge l’agricoltura e la pastorizia, fonte di vita in queste zone di montagna e avvelena l’acqua.
Il progetto Conga è uno dei più contestati del paese e l’ipotesi di ampliamento ha scatenato proteste che durano ormai da oltre 5 anni e a causa delle quali oltre 300 leader popolari sono sotto processo a Cajamarca, la città capoluogo della regione.
La resistenza di Máxima ha fatto conoscere al mondo l’insensatezza di questo progetto e promosso un’ondata di solidarietà, culminata nel 2016 con la consegna all’intrepida contadina del prestigioso premio Goldman per i difensori dell’ambiente.

Negli anni si sono susseguite interminabili vicende giudiziarie ai danni di Máxima, con la sua intricata sequenza di vittorie e sconfitte, fino a quando la Corte suprema di Giustizia, nel maggio 2017, sembra aver messo la parola fine alla vicenda, riconoscendo alla famiglia Chaupe la proprietà dei 27 ettari di terreno ormai circondato dalle proprietà della miniera. In realtà, anche dopo la sentenza, la Yanacocha ha dichiarato che rispetterà il giudizio ma manterrà aperte altre vertenze intraprese contro Maxima.

Per comprendere l’esasperazione degli abitanti della zona minacciata dall’estensione, si deve pensare a cosa sono le miniere a cielo aperto e a come i minerali vengono estratti nonché alla particolare ubicazione dell’attività di estrazione. Le miniere a cielo aperto si realizzano con enormi sbancamenti della roccia a mezzo di speciali ruspe. La roccia sbancata viene poi frantumata e trattata con soluzioni chimiche che sciolgono il minerale. Nel caso che il minerale sia oro, si usano mercurio, che si amalgama con le particelle di oro, nonché soluzioni di cianuro. Tutti i processi di questo tipo necessitano di grandi quantità di acqua, sottratta all’uso umano e agricolo, acqua che deve poi essere trattata data la sua tossicità.

L’estensione di Conga avverrebbe in un luogo molto delicato: una cabecera de cuenca, ovvero una sorgente di bacino idrico. Nel caso specifico la cabecera è costituita da 4 lagunas, ovvero laghi di montagna che ricevono l’acqua proveniente dai lento sciogliersi dei ghiacciai, che la distribuiscono a 5 vallate, per le quali quest’acqua significa la vita. Questo è un tema aggiuntivo: il Perù è stato classificato al terzo posto fra i paesi più a rischio a causa del cambiamento climatico, proprio per l’alterazione del sistema di regolazione del regime delle acque dovuto ai ghiacciai.

Hugo Banco, celebre leader dell’insurrezione contadina afferma: “L’impresa Yanacocha, che cerca di aumentare i propri guadagni, pretende di far scomparire le lagune di altura che forniscono acqua per bere, per l’agricoltura e gli allevamenti a centinaia di campesinos di 5 vallate. Máxima Acuña, per difendere le lagunas, non accetta di vendere la sua parcella di terreno a nessun prezzo all’azienda. Sono molte le persone coscienti che capiscono che dobbiamo mobilitarci in appoggio a lei. Una moltitudine di persone porta avanti lo slogan “Máxima no esta sola”. Máxima Acuña è il simbolo della nostra ribellione”. La famiglia Chaupe è anche assistita da un’avvocatessa Mirtha Vàsquez che ricorda costantemente quanto questi anni siano stati di enorme tensione per Maxima e la sua famiglia, tutti i giorni vigilati, minacciati, intimiditi. La stessa Maxima afferma “Non esco mai senza lasciare qualcuno della mia famiglia in casa, altrimenti quelli della corporation, che ci vogliono cacciare per estrarre l’oro, la distruggono”. “In Perù molti difensori dell’ambiente sono stati incriminati per accuse infondate, con l’unico obiettivo di impedire loro di
portare avanti le loro legittime attività in difesa dei diritti umani, fiaccare la loro resistenza fisica e morale, azzerare le loro limitate risorse e additarli all’opinione pubblica come criminali.

Ora è fondamentale che le autorità peruviane adottino misure efficaci per impedire che il sistema giudiziario sia utilizzato per
intimidire e perseguitare i difensori dei diritti umani ha dichiarato in una nota ufficiale Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.
La lotta di Maxima e della sua famiglia continua senza sosta; essi hanno deciso di difendere il poco che possedevano anche a rischio della propria vita mostrando nel loro piccolo una lezione di enorme importanza per tutti: il rispetto della vita umana e della Terra che ci è stata donata va sopra ogni cosa.“. 

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